Nel 1866 il Cadore, con il Veneto, entrò a far parte del Regno d’Italia e si diffuse il sistema amministrativo centralizzato dei piemontesi che sostituì quello austriaco (più efficiente).
I cadorini seppur entusiasti dell’annessione non seppero portare avanti una chiara linea nella conduzione agraria; così le condizioni dei contadini rimasero miserevoli e non ci fu un aumento produttivo. La zona cadorina cominciò un lento degrado economico-sociale e diventò sempre più isolata rispetto al resto della regione.
Le condizioni economiche erano disastrose ed allora iniziò il fenomeno dell’emigrazione che verso la fine del secolo raggiunse proporzioni notevoli.
Le mete erano soprattutto i paesi europei più sviluppati (Francia, Belgio, Germania), ma numerosi erano coloro che raggiungevano l’Argentina, il Brasile e l’America del Nord. Si trattava di un’emigrazione fatta di grandi difficoltà e di immensi sacrifici; molti di quelli che lasciavano il loro paese per l’America si affidavano ad individui senza scrupoli e il più delle volte finivano in situazioni di semi schiavitù.
L’emigrazione aveva avuto effetti socialmente disgreganti e vennero meno le risorse umane già istruite e preparate, ossia quei lavoratori in possesso delle competenze necessarie all’avvio e al mantenimento di un certo sviluppo. Il territorio cadorino e bellunese in generale era stato privato della sua popolazione in maggior misura rispetto a tutte le altre province venete e questo aveva rallentato qualsiasi processo di emancipazione economica.
Oltre che per l’emigrazione la recessione del Cadore dipese da altri fattori :
– l’essere diventato parte di un nuovo Stato con grossi problemi riguardanti le disparità socio-economiche tra le varie regioni e quindi non in grado di far fronte alle esigenze della popolazione.
-l’apertura della ferrovia del Brennero avvenuta nel 1867 e quella della Pusteria del 1871 che ridusse il ruolo di importante arteria commerciale della Statale Alemagna (la ferrovia arriverà a Belluno solo nel 1886).
-il sensibile calo del prezzo del legname in seguito alla concorrenza del legname austriaco.
Per risolvere tale situazione drammatica non bastò solamente l’emigrazione per portare soldi alla famiglia in patria e quindi furono istituite le Società operaie di mutuo soccorso il cui scopo era trovare un lavoro agli iscritti e dare un aiuto minimo di sussistenza in situazioni di grave emergenza.
Tali società furono istituite ad Auronzo (1872), Calalzo, Pieve, Perarolo, Vodo (1874), Domegge e Lozzo(1877), ed oltre all’importante funzione economica avevano portato l’idea dell’associazionismo.
Infatti proprio in quegli anni nacquero le prime Latterie Sociali. Esse erano cooperative costituite dagli aventi animali con un organizzazione simile al caseificio. I soci portavano ogni giorno il latte che, trasformato in prodotti caseari veniva distribuito proporzionalmente a quanto il singolo aveva portato. Le prime furono istituite nel 1874 ad Auronzo e Pozzale seguite da Lozzo nel 1884.
Dal punto di vista delle infrastrutture pubbliche nella seconda metà dell’800 furono migliorate le strade (da ricordare la costruzione della strada che congiunge Auronzo a Misurina) e costruiti numerosi edifici scolastici che permettevano a tutti i comuni di praticare l’insegnamento elementare.
Importante fu il ricorso al credito bancario per finanziare le famiglie e le imprese. Nel 1867 fuaperta una filiale della Banca del Popolo a Belluno, la quale effettuava solo piccole operazioni di credito e per poter ottenere un fido bisognava diventare azionisti. Fu per quest’ultima operazione evidentemente non lecita che la Banca fu chiusa nel 1874. Nel 1878 venne aperta la Banca Mutua di Belluno che resisterà fino al 1932.
Fra la fine dell’800 ed i primi anni del ‘900 furono avviate delle iniziative in Cadore che facevano sperare una vocazione turistica simile a quella del Sud Tirolo. Questo avveniva, in misura marginale, solo per i centri più grossi, quali Pieve, Auronzo, Borca e San Vito.
Il Cadore in questo periodo venne praticamente dimenticato dal governo italiano che non volle costruire la ferrovia e non volle dare i finanziamenti necessari affinché la zona potesse sopravvivere ed ampliarsi a livello economico.
La situazione economica e sociale peggiorò ulteriormente con lo scoppio della prima guerra mondiale.
foto: Auronzo; Webdolomiti