Con questa pubblicazione, ricca di documentazioni linguistiche ed etnografiche relative al lavoro nei boschi nelle zone dell’Alto Bellunese, si è voluto contribuire attivamente alla valorizzazione della parlata ladina e della cultura popolare di queste vallate, nonché proporre uno spunto riflessivo sulla diversità di interazione dell’uomo con la terra al giorno d’oggi rispetto a un’epoca assai vicina.
L’industrializzazione nel settore dell’occhiale e l’espansione delle attività turistiche in tutti i comprensori, hanno contribuito in maniera sostanziale all’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali caratterizzanti queste zone. Fino a cinquant’anni fa tali occupazioni costituivano la principale fonte di sostentamento e, più recentemente, un’integrazione di reddito per numerose famiglie. Ma la mancanza di una gestione puntiforme del territorio che queste attività rendevano possibile, contribuisce ad incrementare fortemente il pericolo di una rottura naturale dell’equilibrio che ha permesso la permanenza in queste vallate di innumerevoli generazioni di montanari. I prati non falciati, il corso dei ruscelli intasato e la nascita di nuove linee di deflusso, l’invecchiamento dei boschi denotano una situazione di trascuratezza di tale equilibrio, con l’utopistica convinzione di una permanente immobilità dell’ambiente naturale. Da qui la necessità di raccogliere le testimonianze di coloro che direttamente hanno vissuto e contribuito al mantenimento di queste terre, utilizzando l’esperienza e la conoscenza delle tecniche tramandate di generazione in generazione.p>
La ricerca è stata condotta effettuando delle interviste nella parlata di paese ad anziani che praticavano l’attività di boscaiolo. Si è trattato non soltanto di raccogliere informazioni e notizie riguardanti specifici momenti e tecniche di lavoro, che appartengono ad un bagaglio di conoscenze di chi certi mestieri li ha praticati, ma anche di fotografare aspetti di vita passata legati ad una società contadino-montanara oggi scomparsa. Con la mappatura del materiale raccolto si è voluto dare stampa a questo lavoro con l’intento di valorizzare la cultura orale di quanto attualmente è ancora vivo nella memoria delle persone anziane.
Si riportano quelle che sono le diverse fasi cronologiche della lavorazione nei boschi in lingua italiana, integrate da brevi versioni originali in ladino tratte dalle varie interviste effettuate, che evidenziano la similitudine nell’area della metodologia di lavoro nel bosco. Per ogni brano viene riportata in nota la traduzione in lingua italiana.
Dal glossario finale si possono inoltre evidenziare le sostanziali uniformità della terminologia specifica del settore per quanto riguarda nomi di attrezzi e di piante arboree, verbi caratteristici e quant’altro.
L’intera documentazione registrata su musicassette è stata catalogata, e in parte riportata su CD-ROM, con l’auspicio che possa presto costituire il primo nucleo per la realizzazione di un Istituto Culturale Ladino del Veneto. Esso dovrà rappresentare tutti i ladini del Bellunese nel rispetto reciproco delle diversità, ma con l’identico scopo di promuovere con forza questa cultura millenaria anche alle generazioni future.
Durante la lettura del testo, ed in particolare delle interviste, si possono scorgere alcune particolarità attinenti a comportamenti volti a perseguire un miglior funzionamento della vita sociale delle comunità e al rispetto dell’ambiente naturale. Si pensi, ad esempio, al contributo personale gratuito prestato per il mantenimento delle strade silvo-pastorali (piodec) oppure alla donazione di legname da parte dei Comuni o delle Regole alle famiglie meno abbienti. Alla consuetudine di molti boscaioli di sfilarsi la cintura dei pantaloni, utilizzandola per piegare e legare gli alberelli situati in prossimità delle piante da abbattere, evitando in questo modo di danneggiarli con il segone.
Il ricordo e la descrizione delle attività svolte nei boschi portano poi alla luce una serie di situazioni vissute e di aneddoti estremamente piacevoli, esaltati maggiormente dalle espressioni dialettali, ricche di parole e forme spesso sconosciute o perlomeno poco usate dai giovani.
Francesca Larese Filon
Presidente Union Ladina del Cadore de Medo